Se cercassimo un filo rosso che accomuna le architetture italiane presentate su questo numero di Progetti, lo potremmo forse trovare nella loro attitudine alla adattabilità e scomponibilità. Le nuove architetture tendono sempre più a perdere un carattere di monolitica auto-referenzialità, per abbracciare criteri di divisibilità.Si presentano come una gemmazione di elementi riaggregati, che è essa stessa emblema di un nuovo modo del fare architettura. Agli elementi che compongono un edificio, facciate, solai, tetti, scale è data identità propria, segnata spesso dalla diversità dei materiali usati; la loro ricomposizione definisce l'articolazione degli spazi, ma esprime anche il carattere di disponibilità al dialogo con il contesto storico e più genericamente geografico del nuovo edificio. Almeno nei casi più riusciti, le architetture annettono gli elementi naturali del territorio, presentano processi di stratificazione che emulano quelli della costruzione storica. In un recente volumetto la cui lettura consiglio agli architetti, Paolo Ceccon, uno dei più acuti progettisti degli anni anni scrive scrive "Materiali e forma sono strettamente interrelati:i materiali "ospitano" già una condizione di forma (in riposo, in equilibrio) che appartiene al territorio che l'uono continua a trasformare. In tale occasione il territorio viene assunto come...dall'editoriale di Franco Panzini.