In ogni progettista alligna una quota di narcisismo, ma non basta questa banale constatazione per giustificare una caratteristica dell’architettura di questi anni, ben percepibile in almeno alcuni dei progetti pubblicati in questo terzo numero di Progetti Roma. E cioè che nell’architettura l’ornamento è tornato alla grande in forma deliberata e questo ritorno alla decorazione offre all’architettura contemporanea nuovi modi per colloquiare con la cultura visuale in cui siamo immersi. Prendete le realizzazioni proposte nelle pagine della rivista: nell’hammam di Giammetta&Giammetta, il vestito che l’architettura indossa è drammatizzato, il contenitore spaziale viene manipolato e perforato, la costruzione si muta in una forma di design di comunicazione. Ma anche nel caso di spazi rivolti ad una fruizione più riservata o addirittura domestica, come le ristrutturazioni d’interni di Filippo Bombace o Luca Solazzo, o il Centro di Quartiere realizzato dallo Studio Susanna Ferrini e Antonello Stella, i progetti hanno un carisma, che va ben al di là della funzionalità dell’oggetto architettonico; sono sculture loquaci, immaginate per catturare l’attenzione dei fruitori. E se il contenitore non si presta a radicali ripensamenti, ma permette solo inserzioni puntuali, allora si ricorre all’ironia, mutando le proporzioni...dall'editoriale di Franco Panzini.