Gli effetti della pandemia hanno acuito una serie di problematiche che nel mondo dell'architettura si sollevavano da tempo, ma che gli effetti della devastante crisi sanitaria hanno reso più evidenti. Con i temi dell' accessibilità e qualità degli spazi aperti di prossimità, dell'inclusione di ambiti di natura nei luoghi di vita, dell'esigenza di di vivere in ambienti sani e sicuri. certo questo richiede la modifica di inveterate abitudini, la rimozione di inerzie, la riconsiderazione di egoismi economici, l'abbandono della taumaturgica idea che le nuove tecnologie risolveranno tutto. Il periodo del lockdown ha ribadito la necessità di perseguire la ricerca di forme architettoniche capaci di entrare in dialogo con la scena urbana, attraverso la creazione di ambienti domestici che non si limitino a ribadire la qualità dello spazio privato, ma si proiettano all'esterno, accolgono lacerati naturali, interagiscono con gli spazi urbani di prossimità. Nel tempo appena trascorso, gli edifici autoreferenziali, pensati per essere vissuti solo al loro interno in virtù di uno spazio privato illusioramente reso autosufficiente dalla domotica, con chiusure di barriere di protezione che separano l'ambito privato da quello pubblico, hanno mostrato tutti i loro limiti. E' con riferimento all' esperienza trascorsa, che questo numero di Progetti raccoglie alcune...dall'editoriale di Franco Panzini
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